È passato poco più di un anno da quando, orgoglio in mano, ho deciso di licenziarmi dal posto fisso per aprire la partita iva e diventare freelance.
Le motivazioni che all’epoca mi spinsero a mollare tutto e buttarmi in questa grande incognita furono diverse.
Prima fra tutte: non ne potevo più di sentirmi dare pacche sulle spalle, ricevere complimenti e ringraziamenti per il lavoro svolto e poi ritrovarmi con un pugno di mosche.
Seconda motivazione fondamentale: ho studiato design, mi occupo di grafica e web, non ho mai salvato vite purtroppo (da piccola sognavo di fare il vigile del fuoco..avevo anche un bellissimo modellino di camion dei pompieri, ma questa è un’altra storia), ragion per cui non ho mai capito come potessero esistere urgenze per le quali fosse necessario uscire dall’ufficio alle 21.
Le urgenze esistono negli ospedali se sei medico, non in un’agenzia web e se ce ne sono è perché, in genere, qualcuno non ha saputo fare il suo lavoro o non ha molto rispetto e considerazione per quello altrui.
Può capitare certo, ma non dev’essere la regola altrimenti c’è qualcosa che proprio non funziona.
Decisi così di salutare questo strano mondo e mettermi in proprio.
Mi recai dalla commercialista che più volte guardandomi fissa negli occhi, con aria preoccupata, mi chiese: “ma ne sei proprio sicura?Perchè è un momento difficile, le tasse sono alte e in Italia il sistema purtroppo è quello che è..”.
SICURA!
E così è iniziata l’avventura.
A distanza di poco più di un anno, e in attesa di ricevere notifica della prima tranche di tasse da pagare (quindi con il cuore ancora leggero e non il portafoglio) posso tirare qualche somma e fare un elenco delle cose positive che sono successe (che rileggerò come un mantra quando quella notifica arriverà):
Mi alzo tutti i giorni alle 8.45 e scendo al bar a fare colazione (dove tutti mi chiamano per nome) – non prendo più la metro – ho iniziato a praticare kung fu – sono andata in ferie a settembre invece che a Ferragosto – ho cambiato casa – Frida è entrata nelle nostre vite – non ho capi che mi indispongono (al massimo qualche cliente) – riesco a seguire qualche progetto personale – i miei incontri con i clienti in genere sono davanti ad una tazza di thè coi biscotti o uno Spritz ( a seconda dell’orario) – posso andare al parco a pranzo – posso raggiungere qualche amica o la sorella a pranzo – posso fare la spesa in orari in cui fuori c’è ancora luce – posso farmi spedire i pacchi a casa (anche i corrieri mi chiamano per nome ormai, grazie Amazon Prime) – se Milano diventa insopportabilmente calda, posso scendere a Genova dai miei e respirare un po’ di aria di mare e profumo di focaccia – sono soddisfatta – sono ispirata
Questo è quanto, se siete in dubbio e volete intraprendere questa strada, io (che non sono nessuno e che non ho ancora idea di quante tasse dovrò pagare per questo primo anno di attività) vi dico:
“siate coraggiosi e credeteci che tanto fate sempre in tempo a tornare a fare i dipendenti!”
ps: per chi se lo chiedesse Frida è lei